Simona Ragazzi

7 - 22 DICEMBRE 2019

Ciò che è evidente appena ci si immerge nel mondo di Simona Ragazzi è la sua passione per la fisiognomica, per lo studio del volto e dell’espressività umana, elemento primigenio, motore della sua arte. Ciò che tuttavia è altrettanto evidente è che, partendo dalla figurazione perfetta, la sua ricerca si è spinta ben oltre, in un lungo percorso di studio ed approfondimento che ha portato, se così si può dire,  a togliere più che ad aggiungere, ad esplicitare la bellezza nell’essenzialità, nella forma pura, estremamente elegante nella sua sinteticità e nel suo rigore, e forse proprio per questo ancor più autentica.
Le opere qui presentate sono differenti per tipologia, materiali e tecnica di realizzazione, ma in continua dialettica tra di loro perchè intimamente unite  dal medesimo fine: la volontà di raccontare una storia attraverso  la focalizzazione su un dettaglio.  Tutto ciò che è superfluo viene tralasciato per lasciarne solo il particolare più rappresentativo, sviluppato in un mondo di forme, materie e colori con l’intento di analizzare l’aspetto Umano in tutte le sue sfaccettature, razionali e cognitive, ma anche istintuali ed emotive.  Può essere uno sguardo che si srotola su sottili fogli d’argilla, o un profilo che affiora fluidamente dalla materia, od ancora infine una scultura a tutto tondo:  attimi di vita cristallizzati, brani di memoria astratti, elaborati ed in questo modo portati alla luce, emozioni immortalate, storie raccontate.  Si mostrano senza svelarsi, sottintendendo il sottile gioco fra dentro e fuori, fra interiorità ed esteriorità, fra concettualità e matericità, in una ricerca di armonia nel contrasto, di bellezza nella contraddizione, in quella dualità che è per antonomasia umana.
Quello che poi in particolare il percorso della mostra vuole palesare è proprio la genesi di questo processo artistico in tutti i suoi passaggi: da un disegno si arriva all’approdo fotografico della crisalide, opera in divenire appunto, in mutazione, simbolo del cambiamento e di uno sviluppo che poi circolarmente tornerà su se stesso, ed infine alla forma conclusa, portata alla sua massima matericità ed espressività. Sono opere che si completano l’una con  l’altra, in un divenire che trasforma la realtà in emozione.
Alla base dunque di questa evoluzione artistica che è ricerca, mutamento, vita, resta sempre la poetica del racconto, della narrazione di qualcosa che ha inciso, catturato l’animo e l’ispirazione dell’artista ed ha bisogno di essere espresso. L’arte dunque, seppur altamente concettuale, diventa essenzialmente comunicazione, mezzo di espressione: come un segreto che vuole essere svelato, questi dettagli rapiti, frammenti di umana essenza vanno incontro allo spettatore per condividere un’esperienza, per permetterci di riconoscere e riconoscerci in quella stessa umanità.

Francesca Gualandi

Ciò che è evidente appena ci si immerge nel mondo di Simona Ragazzi è la sua passione per la fisiognomica, per lo studio del volto e dell’espressività umana, elemento primigenio, motore della sua arte. Ciò che tuttavia è altrettanto evidente è che, partendo dalla figurazione perfetta, la sua ricerca si è spinta ben oltre, in un lungo percorso di studio ed approfondimento che ha portato, se così si può dire,  a togliere più che ad aggiungere, ad esplicitare la bellezza nell’essenzialità, nella forma pura, estremamente elegante nella sua sinteticità e nel suo rigore, e forse proprio per questo ancor più autentica.  
Le opere qui presentate sono differenti per tipologia, materiali e tecnica di realizzazione, ma in continua dialettica tra di loro perchè intimamente unite  dal medesimo fine: la volontà di raccontare una storia attraverso  la focalizzazione su un dettaglio.  Tutto ciò che è superfluo viene tralasciato per lasciarne solo il particolare più rappresentativo, sviluppato in un mondo di forme, materie e colori con l’intento di analizzare l’aspetto Umano in tutte le sue sfaccettature, razionali e cognitive, ma anche istintuali ed emotive.  Può essere uno sguardo che si srotola su sottili fogli d’argilla, o un profilo che affiora fluidamente dalla materia, od ancora infine una scultura a tutto tondo:  attimi di vita cristallizzati, brani di memoria astratti, elaborati ed in questo modo portati alla luce, emozioni immortalate, storie raccontate.  Si mostrano senza svelarsi, sottintendendo il sottile gioco fra dentro e fuori, fra interiorità ed esteriorità, fra concettualità e matericità, in una ricerca di armonia nel contrasto, di bellezza nella contraddizione, in quella dualità che è per antonomasia umana.
Quello che poi in particolare il percorso della mostra vuole palesare è proprio la genesi di questo processo artistico in tutti i suoi passaggi: da un disegno si arriva all’approdo fotografico della crisalide, opera in divenire appunto, in mutazione, simbolo del cambiamento e di uno sviluppo che poi circolarmente tornerà su se stesso, ed infine alla forma conclusa, portata alla sua massima matericità ed espressività. Sono opere che si completano l’una con  l’altra, in un divenire che trasforma la realtà in emozione.

Alla base dunque di questa evoluzione artistica che è ricerca, mutamento, vita, resta sempre la poetica del racconto, della narrazione di qualcosa che ha inciso, catturato l’animo e l’ispirazione dell’artista ed ha bisogno di essere espresso. L’arte dunque, seppur altamente concettuale, diventa essenzialmente comunicazione, mezzo di espressione: come un segreto che vuole essere svelato, questi dettagli rapiti, frammenti di umana essenza vanno incontro allo spettatore per condividere un’esperienza, per permetterci di riconoscere e riconoscerci in quella stessa umanità. 

Francesca Gualandi

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